La teoria della Terra Cava

Quella della Terra Cava, oggi confinata al rango di pseudoscienza, ha annoverato tra i propri sostenitori scienziati e personalità di spicco in tutte le epoche che la sua narrazione fin da tempi antichissimi ha attraversato.

Secondo tale teoria la Terra non sarebbe uno sferoide massiccio formato da una crosta esterna e da una sequenza di mantelli e nuclei concentrici sempre più caldi, ma un guscio spesso qualche centinaio di chilometri all’interno del quale vi sarebbero altri gusci vuoti concentrici separati da atmosfere e ruotanti a velocità differenti attorno ad un unico nocciolo (Edmund Halley, 1692).

A integrazione di tale teoria, diversi esploratori, alti ufficiali di marina e uomini politici, fino agli inizi del Novecento, hanno sostenuto che gli strati interni fossero abitati e che a questo intramondo si potesse accedere attraverso dei passaggi in corrispondenza dei Poli. Nell’Ottocento diverse spedizioni furono organizzate per verificare queste ipotesi ma nessun resoconto, che non fosse un’opera di fantascienza, ne ha mai fornito le prove.

Cionondimeno, forte di alcune evidenze, scientificamente confutabili, ma di sicuro impatto, come la circostanza che gli iceberg in Artide e Antartide, pur essendo immersi nel mare, siano fatti di acqua dolce (così come i presunti fiumi dell’interno della Terra che li alimentano), o che nei pressi dei Poli vi sia la presenza di pollini di fiori o cenere vulcanica (che fuoriuscirebbero dai portali che collegano i due mondi), la teoria ha resistito a livello di credenza popolare per tutto il Novecento. Non solo, ma ha anche ispirato un gran numero di scrittori di fantascienza e raccolto un discreta quantità di seguaci, soprattutto tra i sostenitori delle teorie di complotto.

Lo stesso Terzo Reich, dei cui gerarchi è nota la passione per l’occulto, finanziò diverse spedizioni alla ricerca di questi passaggi, non tanto in prossimità dei Poli quanto sull’Himalaya e sulle Ande. L’obiettivo era quello di verificare una delle varianti della teoria secondo la quale i veri terresti vivrebbero all’interno, mentre sulla crosta esterna sarebbero confinate razze mutate.

Analogamente, secondo interpreti moderni dello stesso principio, se la normalità è vivere all’interno dei pianeti, si spiegherebbe facilmente per quale motivo esplorazioni spaziali non abbiano mai trovato evidenze di vita su altri pianeti.

Per completezza merita infine di essere menzionata una teoria solo apparentemente antitetica a quella della Terra Cava, quella della Terra Concava. Secondo tale teoria la Terra non sarebbe un globo massiccio al cui esterno si svilupperebbe la vita, ma un guscio vuoto che la ospiterebbe sulla crosta interna e al cui centro insisterebbe l’intero universo. A ben riflettere ciò eleverebbe gli umani di Terra Concava al rango degli esseri superiori descritti dai teorici della Terra Cava, da qui la non antiteticità con la prima teoria. Non è questo il luogo per un suo approfondimento, ma la Teoria della Terra Concava in realtà ha dei fondamenti di fisica teorica (come la Sfera di Dyson), anche apprezzabili che hanno portato a interessanti dibattiti di scuola, poi conclusisi dinanzi all’evidenza empirica delle esplorazioni spaziali.

 

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Le lingue del mondo

Che il cinese, nelle sue sette varietà, sia la lingua più parlata al mondo (1200M) non suonerà certo come una notizia. Così come non stupisce che la seconda lingua più parlata sia lo spagnolo (400M) o l’inglese (360M+500M), a seconda che si considerino solo i madrelingua, o il numero totale dei parlanti.

Più interessanti invece sono altre statistiche sulla diffusione delle lingue nel mondo.

Per esempio, potrà sorprendere che, su 6000 lingue parlate nei 198 Paesi riconosciuti dall’ONU, l’Italiano risulti essere la ventesima più diffusa, con 64 milioni di parlanti.

Mentre la multiculturalità di Londra è testimoniata dal fatto che vi si possano reperire persone che parlano 300 idiomi differenti.

Così come apparirà paradossale che in un continente come quello dell’Oceania, il cui numero di abitanti è estremamente esiguo (41M), si parlino più di 500 lingue, alcune delle quali da un numero veramente ridotto di persone. Si pensi solo che, ad esclusione dell’inglese, lingua ufficiale nelle tre isole maggiori (Australia, Nuova Zelanda, Papua N.G.), la lingua più parlata è il samoano, idioma conosciuto da 370.000 persone, più o meno gli abitanti di un medio capoluogo di regione italiano.

Vi sono poi lingue in via di estinzione parlate ormai da una manciata di soggetti.  Ad esempio di persone che parlino il Taushiro, idioma di una zona piuttosto inaccessibile del Perù che non ha subito nel corso dei secoli contaminazioni culturali, ne è rimasta solo una. Stessa sorte tocca al Kaixana, lingua autoctona del Brasile. Al confronto va molto meglio al Dumi, lingua Nepalese del distretto sud-orientale del Khotang che conoscono solo otto abitanti di quei luoghi impervi.

Della tutela e della sopravvivenza di queste lingue rare si occupa, tra le altre cose l’UNESCO, che dal 1996 ha creato un Atlante delle lingue rare con lo scopo di censirle e di intervenire nelle situazioni più critiche, con opere di codifica volte alla conservazione nel tempo di tali idiomi destinati a estinguersi.

In Italia ci sono 4 lingue ad elevato rischio di estinzione: il Titsch (una variante della lingua Walser) parlata in Valle d’Aosta orientale e nella Val d’Ossola in Piemonte, il Croato Molisano in Molise, il Guardiolo e il Griko in Calabria.

Per chi volesse divertirsi a condurre qualche ricerca personale, si allega di seguito il link all’Atlante.

Atlante Lingue a Rischio Estinzione UNESCO

Al di là degli aspetti quantitativi può interessare sapere che, tra le lingue parlate da più di 100.000 persone, quella con meno punti di contatto con altre lingue e quindi più difficile da apprendere per gli stranieri è il basco, mentre per un bambino l’apprendimento della lingua madre parlata presenta uguale livello di difficoltà/facilità indipendentemente dalla sua provenienza.

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Invasione di pulcini in Georgia

Nella campagna georgiana, a 30km dalla capitale Tbilisi, alcuni giorni fa si è verificato un fatto piuttosto bizzarro. I responsabili di una fattoria si sono disfatti di centinaia di uova di gallina che, per qualche motivo, ritenevano essere avariate. Come destinazione per quegli insoliti rifiuti hanno scelto una vicina discarica, ricolma di spazzatura di ogni genere.

Tuttavia il gran caldo, la commistione con sostanze varie e soprattutto l’errore di valutazione sulla qualità delle uova hanno trasformato la discarica in un’incubatrice. In poco tempo, infatti, queste si sono dischiuse e ne sono usciti centinaia di pulcini.

I nuovi arrivati, una volta raccolte le energie necessarie, si sono poi diretti verso il più vicino villaggio i cui abitanti hanno dato asilo a molti di loro.

Il càctus

Per qualche motivo è difficile trovare qualcuno a cui non piacciano i càctus (s.m. inv.; o pl.  càcti).

Dipenderà forse dal fatto che siano piante morigerate, ma ostinate, altruiste, ma non arrendevoli e, in ogni caso, sempre portatrici di piacevoli sorprese.

Come tutti sanno i cactus sono pieni d’acqua al loro interno, ma estrarla non è facile, a causa delle spine e della spessa cuticola che protegge la polpa, tanto che i sempre assetati predatori dei luoghi inospitali in cui crescono non vi si cimentano neanche.

Tutta quella idratazione è ottenuta letteralmente aspirando l’umidità presente nell’aria e ritenendola grazie alla particolare struttura di cui si accennava sopra.

Un altro aspetto che li rende speciali è che, sebbene la maggior parte degli esemplari selvatici (il càctus si può anche coltivare in serra) crescano in zone desertiche o semi-desertiche, alcuni generi sono estremamente adattabili e possono sopravvivere anche a temperature prossime ai -20°C.

Molti generi di càctus, inoltre, producono fiori bellissimi ed alcuni anche frutti prelibati. Il fico d’India, che dà gli omonimi frutti, è un genere della famiglia dei càctus.

Le popolazioni native dei luoghi in cui si manifesta più massicciamente la loro presenza storicamente li hanno utilizzati nei modi più disparati. Sono già state menzionate pratiche come quella di estrazione dell’acqua (più laboriosa di quanto si possa pensare, servono ore per ottenerne un bicchiere ed il gusto è per palati forti) e della raccolta dei frutti. Meno noti sono altri impieghi come la produzione di candele ottenute daI succo oleoso di alcuni generi, la creazione di contenitori legnosi dalla parte bassa del fusto, l’approntamento di recinzioni costituite da doppie file di càctus impenetrabili, l’utilizzo delle spine come ami da pesca e, opportunamente spuntate, come spazzole per capelli.

Per una prima vacanza all’insegna del cactus-watching la destinazione più indicata è probabilmente il deserto di Sonora situato tra California, Arizona e Messico e che ospita numerosi esemplari del saguaro (vedi foto), il re dei càctus, che può arrivare a misurare 22 metri, a pesare 5 tonnellate e a vivere 200 anni.

 

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Isole lacustri italiane

L’Italia può vantare ben 17 isole lacustri (1).

Non tutte le persone sono sensibili al loro innegabile fascino. Un fascino che nasce dall’essere sfacciatamente in vista, facilmente raggiungibili, ma comunque sempre isole e, in quanto tali, inaccessibili senza un natante e spesso neanche così, poiché molte di esse sono di proprietà di famiglie blasonate, che le aprono al pubblico solo saltuariamente.

Chiunque abbia la fortuna di visitarne un buon numero, però, non può non riconoscere che il patrimonio di natura, arte, storia, archeologia che sono in grado di mettere in mostra, a dispetto della loro ridotta dimensione, è tanto inaspettato quanto incredibile.

Così come si rimane esterrefatti dinanzi all’interminabile lista di regnanti, santi, condottieri ed artisti che vi hanno soggiornato o che le hanno addirittura elette a propria residenza.

Tutti conoscono l’arcipelago delle Isole Borromee sul Lago Maggiore: l’Isola Bella col palazzo e il suo giardino all’italiana, l’Isolino di San Giovanni, dove risiedette Arturo Toscanini per un quarto di secolo, l’Isola Madre con un altro palazzo e un giardino romantico all’inglese unico e infine l’Isola dei Pescatori, tutt’ora abitata da persone comuni. Vi è poi l’Isola di San Giulio sul Lago d’Orta,  recentemente portata all’attenzione del grande pubblico dall’ultimo film di Tornatore. Piccola sì, ma impreziosita dalla presenza di un’abbazia e dai vicoletti che una manciata di casette asserragliate sulla parte rimanente dell’isola delimitano. Abbastanza conosciuti sono anche il Monte Isola sul Lago d’Iseo (l’isola lacustre più grande dell’Europa centro-meridionale), l’Isola Maggiore del Trasimeno col suo Castello Guglielmi, l’Isola Bisentina a Bolsena, abitata già in epoca etrusca, di cui rimane il cinquecentesco convento dei Santi Giacomo e Cristoforo e l’Isola di Garda, un tempo sede di un convento voluto da San Francesco, che se ne innamorò, e sulla quale oggi si erge un maestoso palazzo esempio di architettura neogotica veneziana.

Pochi sanno, invece, che anche le isole lacustri meno note hanno storie incredibili da raccontare. Così scopriamo che l’Isolino Virginia sul Lago di Varese mostra tracce di insediamenti umani del periodo Neolitico (V millennio a.C.) e che, inizialmente, era un sistema di palafitte che poi, sedimentando detriti nei secoli, ha generato un’isola. Impariamo che sull’Isola dei Cipressi sul Lago di Pusiano (CO) vi è, grazie alla passione e all’impegno dei proprietari, una fauna estremamente variegata che annovera animali provenienti da diversi continenti. Ci meravigliamo nell’apprendere che sull’Isolino Partegora (Lago Maggiore, lato Varese) Alessandro Volta, rimestando con un bastone le acque limacciose che bagnano il lato nord fece venire a galla delle bolle gassose che nei giorni successivi esperimenti da lui stesso condotti dimostrarono essere combustibili (la scoperta del metano).

Nella tabella allegata si può trovare un elenco delle 17 isole, divise per Lago e Regione, corredato da alcune informazioni sul loro status giuridico e sulla presenza, o meno, di abitanti.

(1) Nel censimento non viene tenuto conto delle formazioni rocciose che affiorano dall’acqua o di quei lembi di terra la cui morfologia o dimensione ridotta non consentirebbero di costruirvi neanche una piccola casa.

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Regolazioni dell’orologio terrestre

L’unità di misura standard del tempo adottata dal Sistema Internazionale è il secondo.

Storicamente il secondo viene calcolato come una frazione di giorno solare medio (tempo che intercorre mediamente tra due passaggi del Sole sullo stesso meridiano).

Tuttavia, con l’introduzione degli orologi atomici che, a partire dal  1967, hanno cominciato a misurare il tempo con un’accuratezza al miliardesimo di secondo, si è presentato un problema:  il tempo misurato dagli orologi atomici è troppo preciso rispetto al tempo basato sulla rotazione terrestre. Quest’ultima infatti non è costante(1).

Per porre rimedio a questo problema nel 1972 è stato universalmente deciso di introdurre, in media ogni 18 mesi, il “secondo intercalare”, un secondo che viene manualmente aggiunto agli orologi atomici per mantenerli in sincronia con la rotazione terrestre.

La soluzione, che è sembrata un buon compromesso per diversi anni, si sta ora dimostrando inadeguata nell’era digitale in cui in un secondo avvengono miliardi di scambi di informazioni. Ogni volta che si compie questo aggiustamento manuale degli orologi atomici, che dettano il tempo a tutti i computer del mondo, transazioni bancarie, e-mail, chat, posizionamento degli aerei sui radar vengono esposti ad errori o ritardi potenzialmente fatali.

D’altro canto abolire il “secondo intercalare” produrrebbe ogni 100 anni l’effetto di far rimanere gli orologi atomici indietro di 15 secondi rispetto alla rotazione della terra, con ricadute indesiderate ancora peggiori.

Il dibattito scientifico resta aperto e chissà che non siano i giganti di internet le cui attività sono grandemente impattate da questo tema a proporre una soluzione definitiva.

 

(nella foto il NIST-f1, l’orologio atomico ufficiale degli Stati Uniti).

 

(1) Accelera in prossimità dell’afelio, rallenta in prossimità del perielio

 

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Giugno 1976

Il Presidente della Repubblica è Giovanni Leone, l’esecutivo è affidato ad Aldo Moro (in quello che sarà il suo quinto ed ultimo governo), a presiedere Senato e Camera dei Deputati ci sono rispettivamente Giovanni Spagnolli e Sandro Pertini.

Precedentemente, in quell’anno, Corrado presentò la prima puntata di Domenica in, l’OLP entrò a far parte delle Nazioni Unite, uscì il primo numero del quotidiano La Repubblica, il Concorde operò il suo primo volo passeggeri, in Argentina ci fu il colpo di stato militare che depose Isabel Perón ed Adriano Panatta vinse il Roland Garros.

Da un punto di vista cinematografico la cerimonia degli Oscar fa mostra di una serie irripetibile di capolavori. Basti pensare che concorreranno contemporaneamente per la statuetta più prestigiosa 1) Qualcuno volò sul nido del cuculo (vincitore); 2) Barry Lyndon; 3) Quel pomeriggio di un giorno da cani; 4) Lo squalo; 5) Nashville.

 

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Evapora il turismo finlandese in Estonia

Ormai da molti anni l’incantevole repubblica baltica dell’Estonia, ed in particolare la sua capitale Tallinn, raggiungibile in traghetto da Helsinki in meno di due ore, è meta preferita dai finlandesi quando si tratta di passare una o due notti fuori-porta.

Ciò che li spinge a far visita quasi settimanalmente ai loro vicini però, non è soltanto la bellezza del centro storico della capitale, divenuto patrimonio dell’Unesco nel ’97, ma i prezzi stracciati di birra e superalcolici. Beveraggi che i turisti finlandesi consumano il loco ma che, soprattutto, acquistano in grandi quantità per rifornire i loro capienti mobili-bar, una volta tornati a casa.

Tutto bene finché in Aprile non si è registrato l’undicesimo mese di fila di calo nei soggiorni brevi di turisti finlandesi in Estonia, con un record negativo di -11% anno su anno.

Dopo un iniziale sconcerto si è appreso che a causare il progressivo crollo dei flussi turistici è stata la campagna contro l’alcolismo intrapresa dal governo estone per porre rimedio ad una piaga che colpisce molti dei suoi cittadini. Uno dei provvedimenti messi in campo è stato quello di alzare le tasse sugli alcolici due volte negli ultimi due anni. La misura, nata per contrastare un problema domestico, ha però avuto riflessi abnormi sulla bilancia commerciale, se si considera che i turisti (non solo finlandesi) in un anno acquistano 8.3 milioni di litri di alcool estone e che il turismo pesa per il 7% sul prodotto interno lordo di quel piccolo Stato.

A beneficiarne indirettamente è stata la confinante Lettonia, che ha visto proporzionalmente incrementare i soggiorni brevi sul proprio territorio da parte sì dei Finlandesi, ma anche degli stessi Estoni.

Accortosi del danno collaterale causato, il governo Estone è prontamente corso ai ripari annunciando che dimezzerà gli aumenti di tasse sull’alcool già deliberati per il 2018 e annullerà quelli previsti per il 2019.

 

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Una Nobel-donna

La scienziata Marie Curie (nata Maria Sklodowska), è l’unica persona nella storia ad aver vinto il premio Nobel in due discipline diverse(1). Vinse nel 1903 Nobel per la Fisica, con i suoi studi sulle radiazioni e nel 1911 il Nobel per la Chimica grazie alla scoperta del Radio e del Polonio (che fu battezzato così in onore della sua Terra d’origine).

Tra l’altro, la scoperta del Polonio consentirà ad un altro scienziato, il britannico Sir. James Chadwick, di vincere Nobel per la Fisica trent’anni dopo. E’ infatti proprio grazie alle peculiarità di questo elemento che Chadwick potrà dimostrare l’esistenza dei Neutroni.

Tra i numerosi primati ottenuti da Marie Curie nel corso della sua straordinaria vita c’è anche quello di essere stata la prima titolare donna di una cattedra alla Sorbona.

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La figlia di Marie Curie, Irène Joliot-Curie, vincerà a sua volta il Nobel per la Chimica nel 1935 per la scoperta della radioattività artificiale.

(1) Anche l’americano Linus Pauling ha vinto due Nobel in discipline diverse, ma uno di essi è il Nobel per la Pace, che è altrettanto prestigioso, ma che non riconosce meriti scientifici, economici o letterari.

 

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A qualcuno piace curvo*

Le versioni classiche della fisica e della geometria, che vengono insegnate a chi non intraprende studi universitari in quell’ambito (cioè la quasi totalità delle persone comuni), descrivono leggi che non si applicano all’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, cioè a tutto ciò che esiste al di là del sistema di riferimento-uomo.

Ad esempio la fisica classica (con Newton e la sua meccanica), non è in grado di spiegare il comportamento della materia a livello atomico/subatomico o il moto dei corpi quando la sua velocità si approssima a quella della luce.

Ma se non siamo così ambiziosi da volerci cimentare con la meccanica quantistica che, invece, quella spiegazione è in grado di darcela, siamo però abbastanza grandi per apprendere che le tre certezze di geometria euclidea che avevamo crollino, quando si passa da un foglio di carta ad una realtà in scala cosmica.

Così apprendiamo che : 1) la somma degli angoli di un triangolo è sempre superiore a 180 gradi; 2) per un punto esterno ad una retta non può passare nessuna retta parallela alla prima; 3) tutte le rette si incontrano in due punti opposti.

La spiegazione di questa contraddizione sta tutta nella curvatura. La realtà è curva. La Terra è una sfera(1). Come possono esistere, quindi, nella realtà due rette parallele che non si incontrano mai se la superficie della Terra è sferica? Tracciare rette parallele su una sfera non è possibile. Anche i Meridiani, che sono linee immaginarie create per convenzione, finiscono inevitabilmente col non essere né rette, né parallele (tanto che si incrociano, eccome, nei due Poli).

 

(Proprietà di un triangolo disegnato su una sfera)

 

Tali geometrie, di cui abbiamo sopra accennato solo alcuni degli elementi fondanti, si definiscono geometrie non Euclidee ed includono la geometria iperbolica e la geometria ellittica.

 

(differenze tra triangoli rispettivamente in geometria Euclidea, ellittica e iperbolica)

 

La loro definizione, agli inizi dell’Ottocento, è stata fondamentale per l’elaborazione della teoria della relatività generale di Einstein ed in particolare l’introduzione del concetto di curvatura dello spazio-tempo. Secondo Einstein a governare l’interazione tra masse, quali quelle dei pianeti, non è il principio della fisica classica che due corpi siano attratti tra loro da una forza direttamente proporzionale alle masse e inversamente proporzionale al quadrato della distanza, ma proprio la curvatura dello spazio-tempo.

La metafora più efficace per spiegare questo concetto è quella del tappeto elastico, che viene più o meno deformato da sfere di massa differente.

 

(Curvatura dello spazio-tempo in relazione alle masse dei corpi)

In conclusione, il mondo e l’universo sono governati da leggi diverse da quelle spiegate dalla meccanica classica e dalla geometria euclidea, che funzionano solo su scale né troppo piccole, né troppo grandi (non l’atomo, non i pianeti). Per tutto il resto ci sono la meccanica quantistica (molto piccolo) e le geometrie non euclidee (molto grande).

 

(1) non una sfera perfetta ma uno sferoide oblato.

*Questo articolo, come tutto ciò che viene pubblicato su amorvacui.it, non ha alcuna pretesa di divulgazione scientifica, ma solo l’obiettivo di fornire, attraverso semplificazioni strumentali, un invito alla riflessione e all’approfondimento presso fonti che abbiano, al contrario, piena dignità scientifica.

 

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La pena di morte in Italia e dintorni

In Italia la pena di morte è stata abolita del tutto solo nel recente 1994.

Infatti, la Costituzione (entrata in vigore il 1 Gennaio 1948), che l’abrogò “per tutti i reati comuni e militari in tempo di pace”, la lasciò in essere nel codice penale militare di guerra, finché nel 1994 non venne sostituita anche in esso dalla pena dell’ergastolo.

Le ultime esecuzioni, tanto di civili quanto di militari, avvennero di fatto nel lontano 4 Marzo del 1947.

Nella Città del Vaticano la pena di morte venne introdotta coi Patti Lateranensi del 1929 per il solo reato di tentato omicidio del Pontefice, recependo la norma del Codice Penale del Regno d’Italia varata nel 1926 che prevedeva la pena di morte per il tentato omicidio del Re. Regno d’Italia che contestualmente sancì l’equiparazione del Pontefice al Re sul territorio nazionale limitatamente a quella fattispecie di reato. Fu poi cancellata dagli Statuti Vaticani da Paolo VI nel 1969 ma, per una sua rimozione dalla Legge Fondamentale del Vaticano, occorre attendere il motu proprio del 2001 di Giovanni Paolo II.

Non si può non notare come ad abrogare la pena capitale siano stati proprio gli unici due Papi ad aver subìto un attentato nell’era moderna (1).

(1) Paolo VI nel 1970 a Manila, Filippine e Giovanni Paolo II nel 1981 in Vaticano.

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Tra le fattispecie di reato più singolari per le quali uno Stato abbia previsto nel corso della sua storia la pena capitale c’è sicuramente quella applicata in Giappone fino al 1853: l’infrazione del divieto di espatrio a cui erano soggetti i suoi cittadini.

L’isola abitata più remota al mondo

L’isola stabilmente abitata più remota al mondo è Tristan da Cunha, la maggiore di un piccolo arcipelago dell’Atlantico Meridionale. Il punto più vicino sulla terraferma (Cape Town) dista infatti 2810 km e la sua conformazione non consente la costruzione di un aeroporto.

Tristan da Cunha dopo la sua scoperta ad opera dell’omonimo navigatore portoghese agli inizi del Cinquecento attirò l’attenzione delle principali potenze marittime dell’epoca (soprattutto Olandesi e Inglesi) per via della sua posizione strategica ma, l’idea di un utilizzo massiccio a fini commerciali o militari venne ben presto abbandonato per via della mancanza di un porto protetto e a causa dell’impeto dei suoi mari, che spesso impediscono per giorni anche solo l’attracco di piccole imbarcazioni.

I primi a stabilirsi sull’isola furono due americani ed un italiano nel 1811, mentre il primo Stato ad annettersela ufficialmente fu l’Inghilterra nel 1816 allo scopo di impedire ai francesi di utilizzarla come base logistica per una eventuale liberazione di Napoleone che si trovava in esilio a Sant’Elena a “soli” 2100km di distanza. La marina inglese tornò ad occuparla durante la Seconda Guerra Mondiale per monitorare gli spostamenti delle navi tedesche nell’Atlantico meridionale.

Nel 1961 una serie di eruzioni seguite da terremoti costrinsero i quasi trecento residenti all’evacuazione, cosa che fu resa possibile grazie ai mezzi messi a disposizione dal governo britannico ma, dopo appena un anno trascorso in Inghilterra, gli isolani si espressero a grandissima maggioranza per un rimpatrio e, con l’assenso e l’aiuto delle autorità, fecero ritorno a Tristan da Cunha.

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All’ultimo censimento, avvenuto nel 2016, gli abitanti di Tristan da Cunha erano 293.

Tra i colonizzatori della prima ora vi sono due marinai originari di Camogli. Ancora oggi i loro numerosi discendenti, che hanno reso i loro cognomi tra i più diffusi, vivono sull’Isola. Il loro contributo alla colonizzazione deve essere stato particolarmente apprezzato se consideriamo che l’ospedale locale si chiama “Camogli Hospital”.

 

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Uno shuttle sull’Isola di Pasqua?

L’aeroporto dell’Isola di Pasqua (in spagnolo Isla de Pascua, in lingua nativa Rapa Nui), conosciuto come Mataveri International Airport (IATA Code: IPC), fu inserito dalla NASA nella Space Shuttle TAL sites list (TAL: Transoceanic Abort Landing), per i lanci in orbita polare dalla base di Vanderberg, California.

Il Transoceanic Abort Landing è una delle possibili modalità di atterraggio non programmato per cancellazione di una missione a lancio avvenuto, insieme al Return to Launch Site (RTLS), all’Abort Once Around (AOA) e all’Abort To Orbit (ATO). Tipicamente, un TAL può essere ordinato quando non è possibile effettuare un RTLS e deve avvenire tra i due minuti e trenta secondi (T+2:30 minutes) e i sette minuti e trenta secondi dopo il lancio (T+7:30 minutes), cioé prima del distacco del razzo primario (Main Engine Cutoff, MECO), che avviene di norma dopo esattamente otto minuti e trenta secondi (T+8:30 minutes).

Occorre precisare che l’utilizzo dell’aeroporto di Mataveri per tale circostanza non sia mai avvenuto e che la stessa eventualità del suo impiego a questo scopo si sia poi dimostrata meramente teorica, in quanto dalla torre di lancio della base di Vanderberg in California (Space Launch Complex 6) non decollò mai alcuno Space Shuttle, nonostante un lancio in orbita polare del Discovery dalla base di Vanderberg fosse stato programmato per l’Ottobre 1986. Purtroppo però, la tragedia del Challenger, avvenuta pochi mesi prima nel Gennaio del 1986, portò, da subito, al temporaneo congelamento delle missioni e, in seguito, alla concentrazione degli investimenti nel complesso del Kennedy Space Center di Merrit Island, Florida (Space Launch Complex 39).

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Il computer di bordo del modulo di comando (CM) e del modulo lunare (LM) dell’Apollo 11, detto Apollo Guidance Computer, che consentì agli astronauti americani di allunare e di fare ritorno sulla Terra, aveva una potenza di calcolo pari a quella di due Commodore 64 ed un memoria RAM pari ad un trentesimo di quella di un C-64.

 

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Una guest actress speciale per Magnum P.I.

Tra le 162 puntate di Magnum P.I., la fortunata serie televisiva di Donald P. Belisario andata in onda in prima visione sulla CBS tra il 1980 e il 1988, occupa sicuramente un posto di riguardo nel cuore degli appassionati “Echoes of the mind”, la doppia puntata di esordio della quinta stagione.

Trasmesse nell’autunno del 1984 queste due puntate sono diventate oggetto di culto non tanto all’epoca della prima visione quanto negli anni a venire per diverse ragioni.

Innanzitutto la colonna sonora della puntata si aprì con la musica dei titoli di coda di Blade Runner, l’indimenticato capolavoro di Ridley Scott del 1982, eseguita dalla New American Orchestra.

In secondo luogo, la guest star dei due episodi è la ventiseienne, allora semi-sconosciuta, Sharon Stone.

Infine, a rendere ancor più memorabile la doppia puntata fu la ricchezza della trama, impreziosita dall’interpetazione di un doppio ruolo tanto da parte di Sharon Stone, quanto da parte di John Hillerman (Higgins).

Sharon Stone interpreta due sorelle gemelle dai caratteri molto diversi, Diane e Deirdre Dupres, che si scoprono poi essere una sola donna affetta da sdoppiamento di personalità in conseguenza di un trauma infantile originato dalla perdita della sorella.

John Hillerman, invece, interpreta contemporaneamente Higghins, suo consueto personaggio, e un suo fratello illegittimo divenuto ministro di culto.

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La scena d’amore nella doccia girata da Tom Selleck e Sharon Stone è stata la seconda scena di sesso esplicito all’interno di una doccia andata in onda in prima serata nella storia della TV americana, dopo quella che ebbe come protagonisti Mark Harmon e Nancy Stafford in una puntata della serie St. Elsewhere andata in onda nel Novembre 1983

 

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Tessuti d’altri tempi: il Bisso

Il bisso è un tessuto che si ottiene dalla lavorazione dei filamenti secreti dalla Pinna Nobilis, una bivalve endemica del Mar Mediterraneo, che può raggiungere dimensioni superiori al metro di lunghezza.

Tali filamenti servono all’organismo per ancorarsi ai fondali marini, ma la loro consistenza, simile a quella dei fili di seta, e il loro colore dorato, ne hanno fatto sin da tempi antichissimi una materia prima molto ambita per la tessitura di capi destinati alla nobiltà e ai porporati.

La produzione artigianale è stata interrotta all’inizio del Ventesimo Secolo perché inevitabilmente caratterizzata da eccessiva intensità di manodopera, nonché per la scarsità di materia prima. Infatti, per ottenere un chilogrammo di bisso grezzo, e riuscire quindi a filare duecento grammi di seta di bisso, occorrono circa mille conchiglie.

Il processo di lavorazione si articola a grandi linee in sette fasi: Raccolta, Dissalatura, Prima Asciugatura, Ammollo, Seconda Asciugatura, Cardatura e Filatura a mano da eseguire rigorosamente con il solo ausilio delle unghie.

Gli ultimi maestri della lavorazione del Bisso rimasti in Italia si trovano nell’isola di Sant’Antioco e in Puglia, a Taranto.

Si dice che la conoscenza di questa arte venga tramandata di maestro in allievo dalla notte dei tempi e formalizzata in un giuramento che vieta l’utilizzo degli insegnamenti a fini di arricchimento personale.

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Attualmente la fibra animale commerciabile più esclusiva al mondo è la Vicuña. I suoi tessuti, ricavati dalla tosatura degli omonimi camelidi andini, ai tempi degli Inca poteva essere indossati solo da membri della famiglia reale. Il diametro medio di una fibra di Vicuña è pari a dodici / tredici micron, caratteristica che la rende la fibra più fine al mondo (il cashmere in media è quindici micron).

 

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American Psycho: una storia travagliata

Fin da prima della sua pubblicazione, il libro American Psycho di Bret Easton Ellis fece storcere il naso a diversi editori a cui fu proposto, soprattutto per via dell’alto tasso di violenza in esso contenuto.

La Simon & Schuster, che in un primo momento sembrava dovesse pubblicarlo, all’ultimo momento si ritirò ufficialmente per cosiddette divergenze estetiche.

Oltre alle riserve degli addetti ai lavori, il libro suscitò le proteste di numerosi attivisti, quali la femminista Gloria Steinem, che si oppose alla sua pubblicazione.

Finalmente American Psycho fu pubblicato in edizione economica nel 1991 da Vintage Books di New York, una divisione della Random House, a sua volta casa editrice appartenente al Gruppo Bertelsmann.

Una volta uscito nelle librerie, seppur con notevoli restrizioni in molti paesi, Ellis ricevette numerose minacce di morte e lettere di protesta provenienti da tutto il mondo.

La trasposizione cinematografica del libro fu altrettanto travagliata, a causa di divergenze di opinioni tra autore, produttori e registi avvicendatisi nella realizzazione del film.

Inizialmente il film avrebbe dovuto essere diretto da Stuart Gordon (Dolls, 1987), realizzato in bianco e nero e la parte del protagonista affidata a Johnny Depp. Il progetto fu però accantonato perché Gordon voleva realizzare un film il più fedele possibile al libro e questo si sarebbe inevitabilmente tradotto in una censura certa e totale. Successivamente il progetto venne affidato a David Cronenberg, che voleva Brad Pitt nel ruolo di Patrick Bateman, ma non se ne fece nulla. Quando poi i diritti furono definitivamente acquisiti dalla Lions Gate, per scrivere e dirigere il film fu ingaggiata Mary Harron. La Harron, dopo aver preso in considerazione diversi attori per la parte del protagonista, tra i quali l’attore-musicista Jared Leto, decise infine di affidarla a Christian Bale. In seguito, i produttori, probabilmente preoccupati dal basso impatto del nome di Bale, allora semi-sconosciuto, tentarono di convincerla a prendere in considerazione Edward Norton. Tuttavia ella fu irremovibile e si piegò solo ad accettare il compromesso di arricchire il cast con Willem Dafoe nel ruolo del Detective Kimball e Reese Witherspoon in quello di Evelyn. I produttori però continuarono a nutrire dubbi sull’opportunità di far interpetare Bateman a Bale e dissero alla Harron che avrebbero fatto un’offerta a Di Caprio. In risposta ella si ritirò dal progetto e fu così sostituita da Oliver Stone alla regia e Matt Markwalder alla sceneggiatura. Stone, su suggerimento della produzione, prese in considerazione James Woods, Cameron Diaz, Elizabeth Berkeley e Chloë Sevigny rispettivamente per i ruoli di Detective Kimball, Evelyn, Courtney e Jean, mentre Jared Leto tornò in gioco per la parte di Paul Allen. Quando finalmente tutto sembrava pronto, Di Caprio abbandonò il progetto per girare “The Beach”. Questo circostanza, unitamente alla contestuale emersione di problemi di budget, indussero la Lions Gate a riconsiderare più economica Harron, che accettò e ripristinò il cast inizialmente da lei scelto. Le uniche concessioni furono la conferma di Sevigny e Leto nei ruoli di Jean e Allen.

Altri ostacoli che il film dovette superare furono quelli rappresentati dal rischio di subire azioni legali da parte di alcune delle società proprietarie dei marchi di moda, ai quali si fa ampio riferimento nel libro. Queste infatti dimostrarono di non gradire l’associazione dei propri prodotti e loghi all’immagine del sadico assassino Patrick Bateman. Dopo estenuanti negoziazioni, alcuni marchi accettarono soluzioni di compromesso, mentre altri furono irremovibili. Cerruti consentì a Bateman di vestire i suoi abiti ma non nelle scene in cui questi trucidava qualcuno, Rolex lasciò indossare i propri orologi a tutti i personaggi, tranne che a Bateman, mentre Comme Des Garçons si rifiutò di far adibire uno dei suoi borsoni al trasporto del cadavere di Paul Allen.

Ellis racconta che prima di accettare la parte Bale volle incontrarlo per ricevere la benedizione dello scrittore, clausola che, a detta di quest’ultimo, il suo personale codice professionale gli imponeva di rispettare.

A Ellis la cosa non andava particolarmente a genio ma, conoscendo l’eccentricità degli attori e, per non fare un torto alla produzione, si convinse ad incontrarlo in un ristorante di Los Angeles. La sera dell’appuntamento Ellis arrivò al ristorante per primo e decise quindi di attendere al bancone del bar per ingannare l’attesa scolandosi un paio di drink. Mentre consumava il primo, si sentì picchiettare sulla spalla e, girandosi, vide Christian Bale perfettamente vestito da Patrick Bateman (con tanto di cuffie del walkman originale anni ’80). L’attore si presentò come Bateman e per quindici minuti interpretò il personaggio finché Ellis, capì che l’unico modo per mettere fine alla messinscena era quello di manifestare all’attore la propria approvazione per la superba perfomance messa in atto.

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Phil Collins, alle cui gesta musicali viene dato ampio spazio, sia nel libro che nel film, ha recentemente dichiarato di non aver mai letto il libro, ma di aver accettato di guardare il film diversi anni dopo la sua uscita, non tanto per curiosità, quanto per accontentare alcuni amici appassionati del soggetto. Il film, da lui definito “buffo”, non sembra essergli piaciuto particolarmente

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La femminista Gloria Steinem è anche la matrigna di Christian Bale. Non è chiaro se questa sia una coincidenza o un dispetto che Bale ha voluto fare alla matrigna.

 

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Vulcan Point Island

Nell’isola di Luzon, la più grande delle Filippine, si trova il lago Taal in mezzo al quale sorge un vulcano che, cessata l’attività e riempitosi di acqua piovana ha, a sua volta, generato un lago, all’interno del quale si staglia un isolotto detto “Vulcan Point Island”.

Questa straordinaria sequenza di fenomeni naturali rende Vulcan Point Island un’isola all’interno di un lago dentro un vulcano, che è a sua volta un’isola, all’interno del lago di un’isola.

Leggende delle Olimpiadi

L’atleta italiano che ha vinto il maggior numero di medaglie olimpiche è lo schermidore Edoardo Mangiarotti che, in cinque edizioni, ne ha collezionate 13, di cui 6 del metallo più prezioso.

Lo slittinista italiano Armin Zöggeler è invece l’unico atleta al mondo ad essere salito sul podio in sei diverse edizioni dei giochi (consecutivamente da Lillehammer 1994 a Sochi 2014).

Referendum in Nuova Caledonia

Il 4 Novembre 2018 si terrà in Nuova Caledonia un referendum per l’indipendenza dalla Francia.

La Nuova Caledonia è una collettività francese d’oltremare dell’Oceano Pacifico sudoccidentale. Diventa possedimento della nazione transalpina nella seconda metà dell’Ottocento dopo anni di contese con la Gran Bretagna. La Madrepatria la utilizza come colonia penale per quarant’anni, tanto che ancora oggi una fetta minoritaria della popolazione è costituita da discendenti dei deportati, oltre che da coloni e dalla comunità melanesiana indigena.

Il governo francese ha fatto sapere che rispetterà l’esito del referendum, quale che esso sia. La circostanza non è priva di significato, dato che la Nuova Caledonia è il terzo estrattore ed esportatore di nickel al mondo, cosa che rende la sua economia particolarmente florida.

 

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Giugno 1988

Il Presidente della Repubblica è Cossiga, il governo è guidato da De Mita, Senato e Camera sono presieduti rispettivamente da Giovanni Spadolini e Leonilde Iotti.

Precedentemente, in quell’anno, venne rapito Cesare Casella, Alberto Tomba conquistò due medaglie d’oro alle Olimpiadi di Calgary, Massimo Ranieri vinse Sanremo con “Perdere l’amore”

Restando in tema di musica, a guidare la classifica dei singoli più venduti in Italia è “I don’t want your love” dei Duran Duran, in USA è “Faith di George Michael” e in UK “I should be so lucky” di Kylie Minogue, artista al debutto internazionale.

Top Pop Singles, USA, All Year 1988

 

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La gavetta di Kevin Costner

Il film il Grande Freddo (The Big Chill, 1983), capolavoro della cinematografia diretto da Lawrence Kasdan, comincia con la vestizione del cadavere di un suicida, il cui funerale sarà l’occasione per un gruppo di compagni di college di ritrovarsi dopo quindici anni e far venire alla luce le contraddizioni tra ideali giovanili e compromessi dell’età adulta.

La parte del cadavere è interpretata da Kevin Costner, che non viene mai inquadrato in volto e che non comparirà in nessun’altra scena del film.