Una giornata normale. Milano, Aprile 1970.

Ti alzi almeno un’ora prima dell’ora alla quale si alzeranno i tuoi figli alla tua età  all’inizio del nuovo millennio.

Se nella notte è accaduto un fatto importante (come l’avaria sull’Apollo 13) non hai modo di saperlo prima di aver comprato il giornale all’edicola sotto casa (quasi sicuramente il Corriere della Sera, Il Giornale e La Repubblica non esistono).
Qualora disponessi di un televisore (ce l’ha un italiano su cinque), accendendolo prima delle 11 di mattina troveresti su entrambi i canali RAI un’immagine fissa in bianco e nero, detta monoscopio.
L’unico modo di conoscere le notizie dell’ultim’ora è ascoltare il giornale radio RAI delle 7.

Se sei uomo, dopo esserti sbarbato con pennello, sapone e rasoio a doppio filo, una volta pronto, troverai la colazione che tua moglie ti avrà preparato, sia che sia una casalinga, sia che sia una delle cinque milioni di donne che lavorano.

Esci di casa per andare al lavoro e, essendo uno degli 11 milioni di italiani che possiedono un auto, anche se il tuo ufficio dista meno di due chilometri da casa probabilmente ci vai in automobile.  L’hai comprata da due anni pertanto c’è l’85% di possibilità che sia di marca italiana, l’avessi appena comprata la percentuale scenderebbe al 72% e, se fossi nel restante 28% , probabilmente avresti scelto una FORD.

Mettiamo che abiti in corso Vercelli e che lavori in una delle tante sedi centrali di banche che sorgono tra Piazza del Duomo e Piazza San Babila. Per andarci puoi percorrere via Dante e corso Vittorio Emanuele, non ancora pedonalizzate e, una volta arrivato a destinazione parcheggi l’auto per strada o sul marciapiede poiché non esistono né il parcheggio sotterraneo di Corsia dei Servi, né tantomeno quello di Piazza Meda.

In ufficio il tuo status è inversamente proporzionale alla quantità di tecnologia e persone che ti circondano. Se sei un capo, hai giusto un telefono, che nella maggioranza dei casi non sei neanche tu ad operare, ma la tua segretaria. Non hai mai neanche provato a pigiare i tasti di una macchina da scrivere e, quando tra qualche anno la banca comincerà a dotarsi di terminali che dialogano con il “cervellone”, non sarai certo tu ad usarli. Che tu sia capo o impiegato, l’accesso a strumenti informatici non ti viene distribuito, ma rimane confinato in quello che tutti chiamano ancora “centro meccanografico”, un luogo nel seminterrato che solo un manipolo di persone sanno come funzioni e in cui i dati (ancora per pochi anni) viaggeranno su schede di cartoncino perforate. Dati che a te verranno tradotti da qualcuno in formato intellegibile. Se fumi, puoi esercitare questa facoltà liberamente in tutte le aree della banca. All’ora di pranzo hai l’abitudine di tornare a casa a mangiare e di assopirti per dieci minuti sul divano prima di riprendere a lavorare verso le 14:30, ma dopo esserti cambiato la camicia, che nel frattempo sarà diventata grigia a causa dello smog e del fumo.

La tua giornata lavorativa termina tra le 17:30 e le 19, a seconda del tuo rango. In ogni caso in tempo non certo per “l’aperitivo coi colleghi”, ma per tornare di fretta a casa prima che cominci il “Telegiornale Sport” delle 19:45 o per andare a cambiarti e a prendere tua moglie perché, anche se è Aprile inoltrato e non è troppo chic farsi vedere a La Scala nella seconda parte della stagione, al Don Carlo non si rinuncia.

Se invece rimani a casa, dopo una cena servita al più tardi alle 20:15 e consistente di un primo, secondo con contorno, dessert, frutta e digestivo ti metti davanti alla tv a guardare insieme a tua moglie lo sceneggiato che le piace tanto, in totale relax, consapevole del fatto che nessuno avrà l’ardire di telefonarti dopo le 21, se non per avvisarti che hanno fatto saltare il caveau della banca.

Clicca qui per visionare le fonti dell’articolo