Il càctus

Per qualche motivo è difficile trovare qualcuno a cui non piacciano i càctus (s.m. inv.; o pl.  càcti).

Dipenderà forse dal fatto che siano piante morigerate, ma ostinate, altruiste, ma non arrendevoli e, in ogni caso, sempre portatrici di piacevoli sorprese.

Come tutti sanno i cactus sono pieni d’acqua al loro interno, ma estrarla non è facile, a causa delle spine e della spessa cuticola che protegge la polpa, tanto che i sempre assetati predatori dei luoghi inospitali in cui crescono non vi si cimentano neanche.

Tutta quella idratazione è ottenuta letteralmente aspirando l’umidità presente nell’aria e ritenendola grazie alla particolare struttura di cui si accennava sopra.

Un altro aspetto che li rende speciali è che, sebbene la maggior parte degli esemplari selvatici (il càctus si può anche coltivare in serra) crescano in zone desertiche o semi-desertiche, alcuni generi sono estremamente adattabili e possono sopravvivere anche a temperature prossime ai -20°C.

Molti generi di càctus, inoltre, producono fiori bellissimi ed alcuni anche frutti prelibati. Il fico d’India, che dà gli omonimi frutti, è un genere della famiglia dei càctus.

Le popolazioni native dei luoghi in cui si manifesta più massicciamente la loro presenza storicamente li hanno utilizzati nei modi più disparati. Sono già state menzionate pratiche come quella di estrazione dell’acqua (più laboriosa di quanto si possa pensare, servono ore per ottenerne un bicchiere ed il gusto è per palati forti) e della raccolta dei frutti. Meno noti sono altri impieghi come la produzione di candele ottenute daI succo oleoso di alcuni generi, la creazione di contenitori legnosi dalla parte bassa del fusto, l’approntamento di recinzioni costituite da doppie file di càctus impenetrabili, l’utilizzo delle spine come ami da pesca e, opportunamente spuntate, come spazzole per capelli.

Per una prima vacanza all’insegna del cactus-watching la destinazione più indicata è probabilmente il deserto di Sonora situato tra California, Arizona e Messico e che ospita numerosi esemplari del saguaro (vedi foto), il re dei càctus, che può arrivare a misurare 22 metri, a pesare 5 tonnellate e a vivere 200 anni.

 

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